L'UOMO SENZA PAURA
N° 54
(PARTE
QUARTA)
Di Carlo Monni
1.
Quando
entro nella sala colloqui del reparto speciale del Centro di Detenzione
Federale di Brooklyn non so esattamente cosa aspettarmi. Se non fossi cieco
dall’età di 15 anni probabilmente quello che vedrei sarebbe solo un uomo sui 30
anni con i capelli precocemente bianchi ed un sorriso strafottente in volto
(Ok, il sorriso lo sto solo immaginando ma sarebbe coerente col personaggio). I
miei supersensi, potenziati dalle stesse radiazioni che mi hanno privato della
vista, mi rimandano l’immagine di un uomo apparentemente tranquillo che usa
abitualmente un dopobarba di marca, il cui battito è regolare e la voce calma
mentre dice:
-Buongiorno, avvocato.
Sono lieto che abbia risposto alla mia richiesta.-
Come avrei potuto rifiutare? La
curiosità può essere una cattiva consigliera, lo so, ma è anche difficile
resisterle ed io devo sapere perché l’uomo accusato di essere Mister Fear vuole
proprio me come suo avvocato.
Mentre mi siedo davanti a lui, ripasso
mentalmente quello che so dell’uomo che ho di fronte: Alan Fagan è il figlio di
una sorella maggiore del mio vecchio compagno di college e collega Larry
Cranston, il terzo Mister Fear, ora defunto. Non è mai stato un bravo ragazzo:
ha scialacquato il patrimonio di famiglia e quasi tutto quello che ha ereditato
dallo zio, si è fatto espellere da almeno un paio di college ed altre cose poco
simpatiche. Quando tra le cose dello zio scoprì delle capsule di gas della paura,
decise di assumere lui stesso l’identità di Mister Fear e si scontrò perlopiù
con l’Uomo Ragno. L’ultima volta che ho sentito parlare di lui era appena fuggito
da Ryker’s ed aveva fatto perdere le sue tracce.
-Noi non ci siamo mai
conosciuti, vero avvocato?- mi si rivolge
con apparente calma.
-No… credo di no.-
rispondo con tono indifferente. Ovviamente se è il Mister Fear che ho
combattuto la scorsa settimana, ci siamo già conosciuti e lui lo sa benissimo.
-Chi è la signorina
con lei, avvocato?- chiede Fagan con noncuranza –Mi pare familiare.-
-È la mia
investigatrice.- rispondo –Ha un permesso speciale per accompagnarmi.-
-Mi chiamo Dakota
North.- aggiunge lei con voce irritata.
-Dakota North? Dakota
North?- la voce di Fagan suona troppo forzatamente insicura -Non era una
modella? Devo averla vista su qualche copertina… o era il paginone centrale di
Playboy… o quello di Penthouse o magari era Hustler?-[1]
-Bastardo!- esclama
Dakota.
Il suo braccio scatta verso Fagan ma
io mi alzo di scatto bloccandola.
-Calmati, Dakota.- le
dico –Non ne vale la pena.- mi rivolgo a Fagan –Perché mi ha scelto come
avvocato?-
-Mio zio Larry diceva
sempre che lei era un tipo in gamba nonostante fosse cie… oh mi scusi, non
dovevo dirlo, immagino. Ad ogni modo lei è il migliore e sono convinto che
potrà aiutarmi a dimostrare la mia innocenza.-
-Dunque lei sostiene
di non essere il Mister Fear che ha minacciato la città di recente? È questa la
sua linea di difesa? Mi lasci dire che è un po’ debole.-
-Eppure è così
avvocato. Dopo essere stato attaccato durante il mio ultimo soggiorno a Ryker’s
Island, tempo fa,[2]
ho deciso di lasciar perdere la vita da supercriminale e godermela un po’. Mi
sono fatto rimettere a posto la faccia per eliminare le cicatrici
dell’’aggressione e mi sono dato alla bella vita in giro per il mondo. Non ho
idea di chi sia questo nuovo Mister Fear e dove possa essere. Quello che so è che
non sono io, deve credermi.-
Non sento variazioni nel suo battito
o negli altri segni vitali, quindi o è innocente o è uno psicopatico capace di
mentire con indifferenza. Non mi lascia molta scelta.
-Accetto il suo caso,
Mr. Fagan.-
-Grazie avvocato e non
si preoccupi per l’onorario: stasera stessa riceverà il suo assegno.-
Ci congediamo e lasciamo la
prigione. Solo dopo che siamo nell’auto di Dakota e ci siamo immessi nel
traffico in direzione Manhattan, lei rompe il silenzio:
-Quel tipo non mi
piace, Matt.-
-Non deve piacerci.-
ribatto –Non è necessario nel nostro lavoro. Se accettassi casi solo da gente
che mi piace, sarei disoccupato a quest’ora.-
-Pensi che sia davvero
innocente?-
Bella domanda, mi prendo un attimo
prima di rispondere:
-Di questo crimine? È
possibile. Se fosse così, preferirei che fosse condannato il vero colpevole al
suo posto.-
-E vorresti che lo
trovassimo noi?-
Altra bella domanda. Ovviamente la
risposta è sì. Mi chiamo Matt Murdock e sono un avvocato. Sono anche il
supereroe chiamato Devil e in un modo o nell’altro scoprirò la verità.
Sto spremendomi le
meningi sul mio prossimo pezzo quando dall’altro capo della redazione una voce
ben nota urla:
-Urich… vieni
subito in sala riunioni!-
Mai far aspettare il gioviale J .Jonah
Jameson, editore del Daily Bugle, giornale per cui lavoro. Attraverso il salone
senza affrettarmi troppo ed entro nella sala riunioni dove mi aspettano Jonah,
il Direttore Joseph “Robbie” Robertson, un nero dai capelli incanutiti precocemente
nonché il miglior giornalista che conosca, e Kathryn Cushing, Capo Redattore
della cronaca cittadina, bella bionda dall’ingannevole aspetto di una
bibliotecaria, i cui occhi mi scrutano sotto le lenti dei suoi occhiali. Se si
sciogliesse i capelli, mettesse le lenti a contatto ed un vestito solo un po’
più audace non so se la riconoscerei. Accantono questi pensieri, che mia moglie
non approverebbe, e mi concentro su quel che hanno da dirmi.
-Abbiamo deciso che
seguirai il processo di Alan Fagan.- mi informa Robbie –Ti sta bene?-
-Ma certo.-
rispondo –Ho seguito questa faccenda fin dall’inizio dopotutto e Fear mi ha
anche usato come messaggero. Voglio vedere come finisce.-
-Quel balordo
voleva estorcermi dei soldi… a me.- interviene J.J.J.
-Jonah… aveva
chiesto solo un dollaro per abitante.- puntualizza Robbie.
-Era sempre un
dollaro mio.-
-E comunque era un
depistaggio…- interviene Kate -… il suo vero obiettivo era la Federal Reserve.
A questo proposito… si sa niente del bottino?-
Mister Fear aveva approfittato del
caos seguito alla diffusione in tutta la città del suo gas della paura per
svaligiare indisturbato la Federal Reserve. Il bottino in oro, titoli e denaro
contante superava i dieci miliardi di dollari. Un colpo del genere non poteva
assolutamente riuscire in circostanze normali ma quella notte i ladri non
avevano trovato ostacoli. Una cosa del genere non si improvvisa e solo sapendo
in anticipo cosa stava per succedere si poteva prepararla. Solo Mister Fear
poteva averla ideata, non ci potevano essere dubbi.
-Nulla.- rispondo
–Fagan nega di essere quel Mister Fear e giura la sua innocenza,-
-Balle.- è il
commento di Jonah.
-.Matt Murdock ha
accettato di essere l’avvocato di Fagan.- dice ancora Kate –So che siete amici,
ti crea problemi?-
-Non vedo perché
dovrebbe.- ribatto con convinzione,
-Bene.- aggiunge
Jonah –Portati dietro la Nelson. Magari convincerà suo fratello, il Procuratore
a darci qualche esclusiva.-
Ne dubitavo, ma forse era il caso di
tacere. Prendiamo gli ultimi accordi e lascio la sala riunioni fermandomi al
cubicolo di Candace Nelson china sul suo computer.
-Pronta a fare la
cronista giudiziaria?-
-Cosa?- Candace
alza la testa e contemporaneamente chiude di scatto il computer.
-Mi hanno affidato
il processo Fagan. Ti va di affiancarmi?-
-Foggy non ne sarà
contento.- commenta la ragazza alludendo al fratello Franklin, attuale
Procuratore degli Stat Uniti per il nostro distretto.
-E la cosa ti
preoccupa?-
-Neanche un po’.-
replica lei allegramente.
Richard Fisk è furioso e questo è evidente per chiunque lo conosca bene.
-Fermati un attimo Richard.- gli chiede il suo socio James Fortunato detto Jimmy Six –Mi farai venire il mal di mare se continui a girare per la stanza.
-Quell’uomo mi ha usato… ci ha usati.- sbotta Richard –Ci ha fatto avere lui le informazioni sui suoi covi e noi le abbiamo passate alla Polizia senza sapere che era una trappola. Volevamo incastrarlo ed invece lo abbiamo aiutato.-
-D’accordo, d’accordo, ci ha fatto fessi e allora? Vogliamo perdere tempo a battere la testa nel muro o vogliamo fare qualcosa per rimediare alla nostra idiozia?-
-Cosa proponi?-
-Ho ancora un sacco di contatti tra le famiglie criminali in tutti e cinquanta gli Stati. Un lavoro del genere ha avuto bisogno di preparazione e di molti uomini per realizzarlo. È impossibile che nessuno ne sappia nulla Troveremo quei soldi e…-
-E…?-
-Li prenderemo noi come giusto risarcimento.-
Richard sorride.
-Mi sembra proprio una buona idea.- conclude.
2.
Alan Fagan era stato formalmente incriminato
da un Gran Giurì Federale durante la sua latitanza. L’accusa non aveva avuto
problemi: c’erano abbastanza prove della sua attività come Mister Fear e tanto
era bastato per convincere almeno dodici giurati ad emettere l’Atto di Accusa a
cui era seguito un mandato d’arresto internazionale a suo nome. Ora, 48 ore
dopo il suo rientro negli Stati Uniti, Fagan compare davanti al giudice per la
contestazione formale dell’accusa.
Dal mio posto in tribuna stampa lo
vedo entrare accompagnato dagli U.S. Marshall. Indossa un elegante abito beige,
i capelli lunghi e folti svolazzano ribelli sul suo volto un’espressione
compunta ma, almeno per quel che mi riguarda, falsa come il peccato.
-E così è lui.-
commenta a bassa voce Candace Nelson –Dal vivo sembra un bel ragazzo, ma c’è
qualcosa nel suo viso….-
Le faccio cenno di tacere e mi
concentro sul tavolo della Difesa. Matt Murdock è in piedi, abito scuro,
camicia bianca immacolata, stringe il suo bastone come se volesse spezzarlo, la
sua espressione è tesa. Lo capisco: nei panni di Devil ha avuto Mister Fear
come avversario ricorrente praticamente sin dagli albori della sua carriera.
Avrebbe voluto essere quello che l’avrebbe catturato ed ora gli tocca
difenderlo. Che la sua abilità di lie detector umano gli abbia rivelato che
Fagan è davvero innocente? Che sia stato un altro ad aver assunto
quell’identità? Non sarebbe certo la prima volta.
Mi concentrò sul tavolo dell’Accusa.
Ha fatto sensazione il fatto che a quest’udienza sia intervenuta di persona
Katherine Malper, Capo della Divisione Penale. Per l’occasione ha rinunciato al
suo tradizionale abbigliamento casual optando per un tailleur color crema con
gonna appena sopra il ginocchio. L’ho mai vista con una gonna? Mi chiedo senza
trovare una risposta.
L’ultimo
attore del nostro piccolo dramma è il giudice: una donna. Si chiama Sharon
Banks e fino a non molto tempo fa era un avvocato difensore poi ha accettato la
nomina a giudice federale. Non sottovalutatela perché giovane: è un tipo tosto.
-Come si dichiara
l’accusato?- chiede.
-Non colpevole.-
scandisce senza esitazioni Fagan mentre Matt si morde le labbra
-.Te l’aspettavi
Ben?- mi chiede Candace. Scuoto la testa mentre la Malper comincia a parlare:
-Vostro Onore,
l’accusato è un noto supercriminale in costume. È stato arrestato almeno due
volte in precedenza e si è sempre sottratto ai processi a suo carico. L’ultima
volta è evaso dall’infermeria di Ryker’s Island. Chiediamo che sia trattenuto
in custodia senza cauzione e sotto stretta sorveglianza.-
Matt non dice nulla, sa che su
questo punto la partita è persa e risparmia le cartucce per dopo.
-Bene.- dice,
infine il giudice –L’accusato è trattenuto in custodia in carcere sino alla
fine del processo. Mi auguro che le misure di sorveglianza siano migliori
dell’ultima volta.-
Risatine
dal pubblico mentre il colpo di martelletto del giudice segnala che l’udienza è
tolta.
Mi faccio largo tra la folla verso
la Malper.
-Avvocato Malper.
Una dichiarazione per il Bugle?-
-La sola
dichiarazione che posso farle, Mr. Urich…- risponde Kathy Malper -… è che
l’ufficio che rappresento non riposerà finché Alan Fagan, Mister Fear, non sarà
stato condannato al massimo della pena ottenibile per i reati di cui è
colpevole.-
Fiera e decisa. Capisco perché Matt
l’ammira, ma l’ammira o la teme anche? Vorrei chiederglielo, ma mentre parlavo
con la Malper, lui è sgattaiolato via. Rimanderò ad un altro momento.
Ci sono momenti in cui è davvero una liberazione poter dismettere i
panni dell’avvocato Matt Murdock e saltare di tetto in tetto nei panni di
Devil. Alan Fagan è un individuo spregevole e merita di marcire in galera per
tutti i reati che ha commesso in passato ma se davvero stavolta è innocente,
non posso farlo condannare. Brutta cosa la coscienza.
-Ehi, cornetto.-
Conosco quella voce: l’Uomo
Ragno. Si trova sul tetto di un edificio vicino e mi ci vogliono pochi secondi
per raggiungerlo.
-Ciao Peter…- lo saluto saltandogli davanti. Conosciamo entrambi le
rispettive identità segrete e questo rende le cose molto facili tra noi. –Come…
come stai?-
-Per essere uno che si è fatto battere come un tappeto ed ha causato
l’esplosione che ha fatto crollare mezzo quartier generale della Polizia
intendi?[3] Tutto
sommato bene.-
Cerca di minimizzare ma
è chiaro che quel che è successo gli brucia.
-Allora…- taglia corto -… ho sentito che ti occupi del processo ad Alan
Fagan, il mio Mister Fear preferito.-
-Già… vi siete scontrati due o tre volte. Che sei in grado di dirmi di
lui?-
-Che è un vero bastardo psicopatico. La seconda volta che l’ho
affrontato aveva usato su una mia amica, Betty Brant, un preparato chimico che agiva
come una specie di pozione d’amore. Con quello ed il gas della paura cercò di
plagiarla e convincerla ad uccidermi.-[4]
-Lieto che abbia fallito.-
-Già… Betty era troppo tosta per lui per fortuna di tutti… tranne Mister
Fear ovviamente.-
-Dunque lo ritieni capace di aver elaborato un piano come quello di cui
è accusato?-
-Non saprei. Finora ha combinato robetta, tutto sommato, ma chi può mai
dire quanto può cambiare un uomo? Tu lo credi innocente? Quei tuoi supersensi
non ti forniscono una specie di macchina della verità incorporata?-
-Sì ma non sono infallibili: uno psicopatico, un bugiardo patologico, potrebbe
ingannarli.-
-Beh… io sono convinto che hai fatto la scelta gusta.-
Vorrei esserne convinto
anch’io.
Dakota North esce dagli uffici dello Studio Legale Nelson & Murdock che ormai la luna è alta nel cielo. Indugia un attimo sul portone poi si avvia verso la sua auto. Sta riflettendo su cosa fare per la serata quando un uomo anziano dalla fluente barba bianca, che indossa un impermeabile verde e teine un bastone di legno con la mano destra appare davanti a lei.
-Ciao Dakota.-
Lei si arresta di colpo. C’è animosità nella sua voce quando risponde:
-Cosa vuoi, vecchio?-
Stephen J. North fa una smorfia amara.
-Che modo di rivolgerti a tuo padre. Volevo solo salutarti.-
-Sei mio padre solo per un accidente biologico. Non te ne è importato mai niente della famiglia se non quando ti faceva comodo.-
-Questo non è vero, io…-
-Spostati, non ho tempo da perdere con te.-
Dakota entra nella sua auto e parte di scatto. S.J. “Sam” North riesce appena a mettersi di lato. Non mi avrebbe mai investito, pensa, ma mi odia davvero e forse ha ragione a farlo.
3.
Dakota North si sveglia confusa e con un cerchio alla testa Dopo l’incontro con suo padre è tornata a casa ha preso una bottiglia di whisky e l’unica cosa che ricorda dopo è di essersi buttata sul letto… vestita.
Stupida, si dice, ormai dovresti esser capace di superare la rabbia verso il vecchio, invece l’unica cosa che riesci a fare è questa. Sei una vera idiota.
Una doccia per togliersi di dosso odori e sapori della sera prima, il tempo per scegliere abiti puliti ed è in ufficio pronta ad affrontare una nuova giornata o almeno quello che continua a ripetersi.
-Matt ci vuole nel suo ufficio… tutti e due.- l’accoglie senza troppi convenevoli Willie Lincoln, l’investigatore capo del suo studio legale. Nessun “Dove accidenti eri finita?” o “È questa l’ora di arrivare?” In compenso, Wolf, il pastore tedesco che fa da cane guida per Willie le abbaia contro. Dakota si sforza di sorridere, peccato che la cosa accentui il suo mal di testa.
Lincoln impugna il suo bastone bianco e precede la ragazza, che è sempre ammirata dal modo in cui lui si muove sicuro e spedito pur essendo cieco.
Nel suo ufficio Matt Murdock li accoglie cordialmente e poi arriva al punto:
-Ho nuovi incarichi per voi. Intanto dovete rintracciare una ragazza. Si chiama Ariel Tremmore.-
-E chi sarebbe?- chiede Dakota.
-La figlia illegittima di Alan Fagan. Quando era al liceo si prese... sono parole sue, pare… un po’ di divertimento con una compagna di classe, ma quando seppe che era rimasta incinta si tirò indietro.-
-Che sorpresa.- commenta Dakota.
-La ragazza non voleva abortire.- continua Matt -Il padre di Fagan prese in mano la situazione e fece in modo che la ragazza ricevesse una somma annuale per la figlia. In cambio lei e la bambina non dovevano mai farsi rivedere dai Fagan. Quando il padre di Fagan morì, una delle prime cose che Alan fece fu interrompere i pagamenti.-
-Il che dimostra che razza di bastardo sia.-
-Non è ancora finita: la madre di Ariel finì coinvolta in un incendio e sopravvisse a stento. Per curarla ci volevano molti soldi e Ariel si ingegnò a trovarli in ogni modo ed intendo proprio in ogni modo. Alla fine decise che a pagare sarebbe stato suo padre, ma invece di fargli causa, trovò i soldi per assoldare un paio di detenuti che aggredirono Fagan durante il suo ultimo soggiorno a Ryker’s e gli strapparono lembi di pelle dalla sua faccia per poi consegnarli ad Ariel. Da quella pelle un chimico da lei assunto sintetizzò dei residui di gas della paura che usò per preparare un siero in grado di trasformare Ariel in un essere che si faceva chiamare Shock, capace di emanare feromoni che sprofondavano chi ne era colpito nella sua fobia più grande. Devil la fermò e da allora non se ne è saputo più nulla.-[5]
-Aspetta…- interviene Dakota –Non penserai che fosse lei il nostro Mister Fear? Io l’ho incontrato e ti assicuro che non è una donna.-
Matt riflette prima di parlare:
-Il siero che la trasformava in Shock mutava anche il suo aspetto fisico e comunque non è impossibile alterare il costume di Mister Fear in modo da mascherare che chi lo indossa è una donna. In ogni caso val la pena provarci.-
-Tutto per aiutare un bastardo psicopatico che meriterebbe di marcire in prigione.-
-E ci finirà.- replica secco Matt –La Procura Distrettuale di Manhattan e quella di Queens hanno abbastanza accuse di rapimento e tentato omicidio nei suoi confronti per le sue passate imprese da far sì che Fagan non possa uscire di galera molto presto. Ma se è innocente delle accuse attuali, io ho il dovere di dimostrarlo, anche se quell’uomo personalmente mi ripugna,-
Un periodo di silenzio da parte di tutti.
-Cercate Ariel Tremmore dovunque pensiate di poterla trovare, ma non è la sola pista che seguiremo: a parte il primo, nessun Mister Fear era un chimico. Agiremo sul presupposto che neanche questo lo sia e si sia fatto aiutare a sintetizzare il gas della paura. Ariel Tremmore si era servita di un certo Bobby Boyle. Cercatelo ma non trascurate anche le altre piste.-
-Per me va bene.- commenta Willie –Comincerò col sondare i miei contatti alla Polizia e sentirò anche i miei vecchi informatori. Penso che ne caveremo qualcosa.-
-Grazie Willie.-
I due investigatori si alzano e fanno per andarsene, ma Matt parla di nuovo:
-Un’ultima cosa… Dakota, io posso anche essere cieco ma… beh diciamo che gli altri miei sensi compensano un po’ le cose. Da quando sei entrata, ho sentito nel tuo alito un residuo di quello che definirei whisky di marca e sono certo che l’ha sentito anche Willie. Non m’importa cosa fai nella tua vita privata, ma tempo fa io stesso mi sono trovato a percorrere il sentiero dell’autodistruzione e ne riconosco i segni. Per favore, smetti finché sei ancora in tempo.-
Dakota si sente in imbarazzo. Sa che Matt ha ragione, ma sa anche che non è facile tornare indietro.
-Ci proverò.- promette con convinzione.
Con
un colpo secco del polso srotolo il cavo del mio bastone e lo avvolgo alla
caviglia dell’uomo che sta cadendo.
È la quarta volta che ripeto con lui
il giochetto del farlo cadere e riprenderlo.
-Allora, Tommy…- gli
dico ridacchiando -… io posso andare avanti così tutta la notte e tu?-
-Va bene, va bene,
parlerò, cosa vuoi sapere, Devil?-
Lo tiro su e lo isso fino al tetto
in cui mi trovo, poi lo prendo per il bavero. Tommy è un pesce piccolo ma ha le
orecchie lunghe e sono certo che sa qualcosa di quel che m’interessa.
-La rapina alla
Federal Reserve…- gli dico -… per realizzarla Mister Fear ha avuto sicuramente
bisogno di almeno quattro camion e una dozzina di uomini. Deve averli pur
trovati da qualche parte. I Federali ci stanno lavorando su ma io non ho la
loro pazienza. Se ne sai qualcosa dimmela subito
-Non… non è gente di
qui. Venivano da Chicago e da Frisco[6]. I… i
camion sono stati comprati da una ditta, la EGR Truck Company che è di… di…-
-Di…? Attento Tommy,
vuoi fare un altro voletto?-
-Testa di Martello.-
-Ecco… ora sì che sei
un bravo ragazzo, Tommy.-
Lo lascio sul tetto e salto via appeso
al mio bastone. Testa di Martello eh? Beh, non dubito che sia un osso duro, ma non
per questo mi tirerò indietro dal fargli una visitina.
La cena è stata ottima, pensa Franklin “Foggy” Nelson, ma forse è stato più merito della compagnia che del cibo. Passa la sua carta oro al cameriere respingendo ogni tentativo di Liz Allen di pagare la sua parte.
È stata una buona idea quella di una serata tutta per loro. Una babysitter per il piccolo Normie e al diavolo le proteste di Norman Osborn se mai dovesse scoprirlo. Che Liz sia una buona madre non può certo essere messo in discussione e se osasse contestarlo, sarebbe Norman, con la reputazione che si ritrova, a trovarsi nei guai. In questo momento sono altre le preoccupazioni di Foggy: Matt non avrebbe dovuto accettare il caso Fagan. Si sta muovendo su una linea troppo sottile e se dovesse cadere...
-Lascia stare,. Gli dice Liz
-Cosa?-
-Qualunque cosa a cui tu stessi pensando, se non sono io lasciala perdere per stasera. Non avevamo detto di voler trascorrere una sera tutta per noi lasciando a casa o in ufficio le preoccupazioni?-
-Hai ragione da vendere.- concorda Foggy.
Solo un pazzo si preoccuperebbe di mister Fear con davanti a sé una splendida bionda e le pazzie meglio lasciarle a Matt Murdock ed al suo alter ego vestito di rosso.
4.
Trovare l’indirizzo
della EGR Truck Company non è stato difficile e nemmeno capire da dove deriva
il suo nome. Il proprietario della compagnia ha una vera e propria ossessione per
i film di gangster anni ’30 e particolarmente per uno degli attori simbolo di
quella stagione: Edward G. Robertson e si può dire che lui stesso si sia
modellato su Piccolo Cesare.[7]
Sarebbe un errore, però, sottovalutarlo: non è diventato uno dei più potenti
capizona della città comportandosi da chierichetto. Nessuno sa di preciso chi
sia e da dove venga. C’è chi dice che sia di origine italiana, chi sostiene che
sia russo e chi che i suoi parenti siano invece espatriati dalla ex Jugoslavia.
Quasi certamente nemmeno lui sa qual è la verità. La sola storia verificabile
su di lui è quella secondo cui un medico radiato dall’albo per i suoi metodi
poco ortodossi, il dottor Jonas Harrow, lo trovò in un vicolo in fin di vita
con il cranio fracassato. Decise di usare un’ardita tecnica chirurgica su di
lui e gli ricostruì il cranio con innesti di metallo facendolo assomigliare ad
uno dei nemici di Dick Tracy, Flattop, ma nessuno avrebbe osato prenderlo in
giro per questo se non voleva provare su se stesso la durezza di quel cranio
d’acciaio. Il danno al cervello gli aveva procurato un’amnesia permanente e da
allora ha risposto solo al nome di Testa di Martello.
Mi introduco nei suoi uffici in
cerca di indizi. La EGR è solo una delle sue tante attività di copertura ma
forse tra le sue registrazioni posso trovare un indizio… una cosa che mi può
aiutare è proprio l’ossessione per il passato che Testa di Martello ha: tiene
registrazioni cartacee delle sue transazioni. Una fortuna per me che di fronte
ad un computer ed una password non saprei cosa fare. Scassinare i suoi schedari non è affatto
difficile, ora devo solo far fare tutto il lavoro alle mie dita.
Il vero problema è che mi distraggo
nella ricerca e non mi accorgo dell’arrivo di altra gente finché non è quasi
troppo tardi.
-Bene, bene, a quanto
pare abbiamo un intruso.-
A parlare è stato un uomo tarchiato,
Testa di Martello in persona. Ai suoi lati due uomini armati.
-Fatelo fuori,
ragazzi. Devil o non Devil è comunque un intruso.-
Prima che il primo possa premere il
grilletto della sua pistola, il mio bastone è scattato colpendolo in volto per
poi tornarmi in mano. Quando il secondo spara, io sono già saltato via e gli
atterro addosso stendendolo con un calcio al mento. Ora rimane solo Testa di
Martello. Mi carica a testa bassa come un toro. Lo evito facilmente, poi, prima
che si giri del tutto, gli sferro un diretto al mento… e quasi mi rompo la
mano.
-Sorpreso?- Testa di
Martello ridacchia divertito -Ci vuole uno della classe dell’Uomo Ragno o Luke
Cage per farmi davvero male.-
-Sul serio?- ribatto
–Ora che lo so, la prossima volta mi porterò dietro Hulk.-
Salto ancora e lo colpisco con un
doppio calcio allo stomaco lasciandolo senza fiato, poi mi getto contro la
finestra e sono fuori. Forse la visita non è servita a granché ma mi sono
divertito.
La ricerca non è stata difficile dopotutto, pensa Dakota North. Dopo un
po’ di ricerche a vuoto l’investigatrice aveva pensato al fatto che Matt aveva
detto, anche se non esplicitamente, che Ariel Tremmore si era anche prostituita
per trovare i soldi per curare la madre… e se avesse continuato a farlo anche
dopo essere uscita dal carcere? Dakota aveva passato l’intero pomeriggio a
guardare tutti i siti di incontri che era riuscita a scovare ed alla fine l’aveva
trovata. Il nome era diverso ovviamente, ma su quel volto, su quegli occhi
dallo sguardo triste e crudele al tempo stesso e quelle labbra dal sorriso
sprezzante non poteva sbagliarsi.
Il passo successivo
era stato prendere un appuntamento. Ovviamente non l’aveva fatto lei, ma un
amico compiacente. Aveva seguito scrupolosamente le istruzioni ed ora eccola lì
a suonare a quell’appartamento.
La porta si apre Sulla
soglia la stessa ragazza delle foto sul suo dossier e su Internet: capelli neri
e corti e indossa solo un baby doll cortissimo e trasparente e nient’altro. La
guarda perplessa.
-Non avevo capito che eri una ragazza…- dice infine -… ma va bene lo
stesso, entra.-
Dakota la squadra, ne
valuta il corpo flessuoso con occhio professionale e pensa: che spreco. Avrebbe
potuto essere una modella di successo con quel fisico e invece… un desiderio di
autodistruzione? Dakota ne conosce i sintomi. Decide di non perdere tempo.
-Ariel Tremmore…-
Il suono del suo vero
nome scuote la ragazza, la sua mascella si irrigidisce.
-Chi sei? Che vuoi?- chiede.
-Mi chiamo Dakota North e sono un investigatrice per lo studio legale
Nelson & Murdock…-
-So chi siete. Murdock è il legale di mio padre. Beh può scordarsi che
io voglia aiutare quel bastardo: sarò contenta di vederlo marcire in galera.-
Beh, non poteva essere
più chiara. Dakota può capirla benissimo: ha tutte le ragioni di odiare Fagan,
ma questo porta alla domanda seguente:
-E fino a dove sei disposta ad arrivare per riuscirci?-
Willie Lincoln non si
aspettava niente e niente è esattamente quel che ha ottenuto. Bobby Boyle, il
chimico che ha sintetizzato la droga che trasformava Ariel Tremmore in Shock, è
in stato catatonico da anni, merito del suo stesso preparato. I medici dell’ala
psichiatrica del Bellevue Hospital disperano che possa guarire.
Dunque non può essere
lui il chimico di Mister Fear, ma se questa pista è un vicolo cieco, ce ne sono
altre che il detective cieco può seguire.
-Vieni Wolf…- dice al suo cane -… ora faremo una visita alla Columbia
University.-
5.
La domanda resta sospesa nell’aria e Dakota
North si sente obbligata a ripeterla:
-Fino a che punto ti spingeresti per far del male a tuo padre, Ariel?-
Il volto della ragazza
si deforma in un’espressione di pura rabbia.
-Che cosa intendi dire? Se sarei capace di travestirmi come mio padre
per incolparlo delle mie malefatte?-
Voce secca, dura,
problemi di gestione della rabbia? Almeno della rabbia nei confronti di suo
padre? Possibile, Dakota ne sa qualcosa personalmente, dopotutto.
Ariel si muove verso
la cucina con i piedi nudi che si muovono quasi toccando appena il pavimento.
-Ti pare che se avessi rubato dieci miliardi di dollari starei qui a
fare… questo per poche centinaia di dollari a botta?- ribatte.
Il ragionamento fila.
Certo potrebbe averlo fatto proprio perché nessuno sospettasse di lei… cosa che
nessuno si sogna di fare a parte Matt.
Ariel giunge in cucina
e prende una specie di provetta dal frigorifero.
-Integratore vitaminico.- spiega –Ci tengo al mio fisico.-
Già, pensa Dakota, ci
posso credere. Aspetta un momento, cosa diceva il dossier di Ariel Tremmore?
Che i suoi poteri di paura erano innescati da… da un siero. Integratore
vitaminico un cavolo. Stupida che non sei altro.
Dakota estrae la sua
pistola, ma nel frattempo il corpo di Ariel Tremmore cambia, il baby doll si
scuce fino a rompersi del tutto, mentre una voce terrificante esce dal viso
trasfigurato della ragazza.
-Tu e Murdock avreste dovuto lasciarmi IN
PACE.-.
Dakota North solleva una pistola che sembra
diventare sempre più pesante. Il suo ultimo pensiero cosciente è: devo
spararle.
Willie Lincoln
benedice i computer per ciechi: senza il suo chissà quanto ci avrebbe messo a
fare tutto il lavoro.
Incrociando i dati in suo possesso ha trovato
un nome: Dante V. Govich (chissà per cosa sta la V, la sua scheda non lo dice e
poi dicono che su Internet puoi trovare tutte le risposte), un insegnante di
chimica cacciato dalla Empire State University per aver sintetizzato e poi venduto
agli studenti droghe sintetiche. Proprio un bel tipo. Quando era studente alla
Columbia University, ha conosciuto lo studente di legge Larry Cranston, il
futuro terzo Mister Fear, e sono diventati amici. Collegamento interessante.
Cranston dovrebbe essere morto ma nulla esclude che chiunque sia il nuovo
Mister Fear si sia rivolto a Govich per ottenere il gas della paura.
Govich è uscito di prigione da poco, forse
val la pena di fargli una visita al suo ultimo domicilio conosciuto... sempre
che sia ancora lì.
Un raggio di calore entra dalla finestra e
Willie si rende conto che ormai è l’alba da un pezzo. Ha lavorato tutta la
notte senza nemmeno rendersene conto. Forse stendersi un po’ sul divano gli
farà bene.
Come al solito a
svegliarmi è il primo raggio di sole che entra dalla finestra. Vado a dormire
tardissimo e mi sveglio prestissimo, il guaio del fare il giustiziere e di
avere sensi supersensibili.
Mi rigiro per un po’ nel
letto, poi, alla fine, mi arrendo e mi alzo. Un salto al bagno, una doccia
veloce, la barba, un’aggiustatina ai capelli e poi in cucina per la solita
colazione.
Sto sorseggiando il
succo arancia mentre sono ancora in accappatoio quando odo un rumore. Forse se
non avessi un superudito non l’avrei nemmeno sentito. Viene dal portone. Un
rumore sordo, come se qualcosa sbattesse contro il portone. Ora è così forte
che lo sentirei anche se non avessi i supersensi.
Qualche nemico ha
scoperto che sono Devil (come se non bastassero quelli che già lo sanno) ed ha
messo una bomba alla porta? No, non sento nessuno degli odori tipici di un
ordigno esplosivo. Il mio senso radar mi rivela che è un corpo umano che rotola
continuando a sbattere contro il portone. Il mio super olfatto mi rivela,
invece, di chi si tratta. Senza esitare oltre spalanco il portone.
Dakota North è a terra
legata, il suo mugolio mi fa capire che ha del nastro adesivo sulla bocca. Si
agita, il battito del suo cuore è altissimo... è spaventata… no: è
letteralmente terrorizzata.
Mi chino per toglierle
il nastro adesivo dalle labbra e sento qualcosa appuntato sul risvolto della
sua giacca: un biglietto.
Ci passo sopra le mie
dita., il solo modo che ho di leggerlo, dice:
STAI LONTANO DA ME, MURDOCK O SARAI IL PROSSIMO
Shock mi ha appena dichiarato
guerra.
FINE
QUARTA PARTE
NOTE
DELL’AUTORE
Pochissime note, quindi non perdiamo
tempo:
1)
Ariel Tremmore è un personaggio creato
da Daniel G. Chichester & Scott McDaniel su Daredevil Vol. 1° #314. Su di
lei non c’è molto da dire, se non che la sua esistenza crea uno di quei
problemi di continuity che io cerco sempre di risolvere. In parole povere: se
Ariel ha circa vent’anni, quanti anni hanno Alan Fagan e suo zio Larry Cranston
(che dovrebbe essere coetaneo di Matt Murdock)? Che zio e nipote siano coetanei
o quasi non mi preoccupa: accade e conosco personalmente almeno due casi
simili. Per far tornare l’età di Ariel con quella di Fagan e non rendere tutti
troppo vecchi, l’unica soluzione è che la madre di Ariel sia rimasta incinta
quando lei e Fagan avevano circa 15 anni. Di questo mi assumo la piena
responsabilità
2)
Mi assumo anche la responsabilità di
aver fatto di Sharon Banks un giudice federale. Sharon è un personaggio creato
da Tom De Falco (con l’assistenza di Peter David e Mary Jo Duffy) e Mike Harris
su Amazing Spider Man Vol. 1° #278 (In Italia su Uomo Ragno, Star Comics, #70)
come difensore di Flash Thompson quando questi era accusato di essere
Hobgoblin. Si sa che adoro usare i personaggi minori quando posso.
Nel
prossimo episodio: cosa ha fatto Shock a Dakota North? Quali sono i suoi piani?
Alan Fagan è davvero innocente? Cosa farà Testa di Martello? Cosa c'entrano i
Duri? Qual è il ruolo della Vedova Nera?
Se
volete saperlo, non mancate.
Carlo
[1] La famosa rivista pornografica creata ed edita da Larry Flynt.
[2] In Daredevil Vol. 1° #314 (In Italia su Devil & Hulk #14)
[3] Vedi Uomo Ragno MIT #83/84
[4] Web of Spider Man #65 (Uomo Ragno, Star
Comics, #116).
[5] Il tutto avvenne su Daredevil Vol. 1° #314/315 (In Italia su Devil & Hulk #14/15).
[6] San Francisco
[7] Il protagonista del film omonimo, capolavoro del cinema gangsteristico.